No, la violenza non è sempre la stessa. Le donne non sono tutte uguali, ma, soprattutto, i presunti stupratori non sono tutti uguali.
Se sei nero, brutto e cattivo, sei già condannato, il processo te lo hanno già fatto appena ti ingabbiano, la tua storia di immigrato senza arte né parte, giovane o bambino, è su tutti i giornali e le televisioni. E tutti ci sentiamo dei novelli Lombroso, capaci di vedere anche solo in quel volto fintamente impaurito un delinquente nato, che tanto si sapeva che prima o poi l’avrebbe fatta grossa, bastava guardare la tua faccia, e visto che sei pure nero, non puoi che essere uno stupratore.
Ma se poi il presunto stupratore, perché qui la presunzione d’innocenza è d’obbligo, è bianco, giovane e bello – perché “bianco” è sempre più bello – e se magari quel bianco è sotto una bellissima divisa da carabiniere, in quel caso la prudenza è scontata. Non una sola parola fuori posto, non un’immagine, non un nome o una parola di indignazione.
Il nero diventa capro espiatorio, una buona ragione per far affogare in mare tutti quelli della sua “razza”; gli altri, quelli in divisa, non sia mai che si leda la loro dignità, che s’infanghi l’Arma, o che si adotti qualche provvedimento cautelare; non dico la galera, perché quella non la auguro a nessuno senza processo, ma magari una sospensione cautelare dal servizio, non so, almeno per prudenza.
No, le donne non sono tutte uguali, la violenza non è sempre la stessa, i presunti stupratori sono ora ingenui ragazzoni che hanno commesso una leggerezza, ora figli indegni di Hannibal Lecter.
Ma la mediocrità morale, culturale e politica dei soliti noti, quella non cambia mai. Viva l’Italia, e così è se vi pare.
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